“Da tanto, troppo tempo ci stavo pensando.. Le cose nella mia vita non stanno andando come vorrei, troppe cose da sistemare ma non so da dove partire. Così ho deciso di cercare una psicologa e contattarla. Ho preso appuntamento telefonicamente, la vedrò la prossima settimana. Però ora ho paura, cosa accadrà la prossima settimana? Forse mi farà domande a cui non saprò rispondere, forse mi chiederà di ragionare su alcune cose e non sarò in grado di farlo, non sono mai stata molto riflessiva. E se dovessi agitarmi o piangere quando parlerò con lei, chissà cosa penserà di me!”
Alessandra, nel corso del nostro primo colloquio mi ha riportato queste riflessioni fatte nel periodo intercorso tra la telefonata e il nostro incontro. In realtà è piuttosto comune, e lecito, avere dubbi, timori e perplessità rispetto al primo incontro con lo psicologo: si tratta di un momento delicato, che sancisce l’inizio di un rapporto terapeutico verso il cambiamento.
Il primo colloquio, sebbene non sia il primissimo contatto tra paziente e psicologo (c’è stato infatti un pre-contatto telefonico, o via mail), è un importante momento di conoscenza, definizione del problema e sperimentazione. Costituisce anche un banco di prova per l’instaurarsi di una relazione tra le parti, uno spazio di conoscenza reciproca carico di emozioni.
Mi riferisco, in questo articolo, al Primo colloquio effettuato con un adulto, diverso è il discorso quando la consultazione è richiesta per un minore.
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